Lovere (Bg)

Autore: 
G. Tonoli (1889)
Anno di intervento: 
2007
Tipo di intervento: 
Manutenzione straordinaria e restauro parziale

 
 
 

 

 

Lo strumento è stato oggetto di una completa ed approfondita manutenzione e revisione generale interamente sul posto. Un intervento più radicale, che ha implicato il trasporto in laboratorio, è stato riservato alla pedaliera che presentava problemi di forte usura e dissesto e al materiale fonico. Tale tipologia di intervento, un tempo molto praticata anche ad intervalli di tempo ravvicinati, oggi è purtroppo caduta pressochè in totale disuso. Laddove le condizioni di conservazione generali lo consentano, evita un inutile stress all'Organo derivato inevitabilmente da uno smontaggio completo e un impegno economico notevole da parte della committenza. Il tutto senza rinunciare alla garanzia di una lunga durata in perfetta efficienza nel tempo.

SCHEDA TECNICA
Pregevole strumento collocato in monumentale cassa lignea sopra l’Altar maggiore in Cornu Epistolae.
Facciata in stagno composta da 25 canne formanti unica campata con cuspide centrale e ali laterali ascendenti. Le bocche, a mitria, sono allineate. La canna maggiore è il Do1 del Principale 8’. Somiere a vento e borsini in legno di noce. Consolle a finestra. Tastiera di 58 tasti con prima ottava distesa ed estensione Do1 – La 5. Pedaliera di 17 pedali più pedale per Rollante e tre pedaletti per: Union tasto pedale, Concerto Viole e Terza Mano.
Sul lato destro sono presenti 2 pedaloni per: Tiratutti alla Lombarda e Combinazione libera.
Alla destra della consolle è collocata la tavola di registrazione con numero 30 manette alla Lombarda.

Fila esterna:
Principale in 16 Basso
Principale in 16 Soprano
Principale di 8 basso
Principale di 8 Soprani
Ottava bassi
Ottava Soprani
Duodecima
Decimaquinta
Decima nona
Vigesima seconda
Vigesima sesta e nona
Trigesima terza e sesta
(Vuoto)

Fila interna:
Viola Bassi
Viola gamba S.
Dolciana Bassi
Dolciana Sop. 4’
Voce celeste
Fagotto bassi
Tromba 8’ Soprani
Flauto 4’ B.
Flauto 4’ S.
Fluta Soprani
Voce celeste S.
Cornetta a 3 voci
Voce umana
Timballi a pedali
Tromboni a pedali 8’

Nel vano retrostante dedicato alla manticeria sono collocati due mantici: uno a cuneo ed un altro a lanterna oltre ad un sistema di caricamento manuale con 4 pompe e manovella. La produzione del vento è attualmente affidata ad una poco efficace ed assai rumorosa ventola.
Sotto il somiere maggiore all’interno della cella è collocato un terzo mantice di compensazione. (Torna all'inizio)

LETTURA STORICA DELLO STATO ATTUALE (Tratto dalla relazione di fine lavori)
Fino all’attuale intervento di manutenzione, non è mai stata attribuita con certezza la paternità dello strumento. Sul basamento della parasta di sinistra si legge la scritta a graffio: “aggiunto somiere nuovo dal Sig. Bossi l’anno 1789 22 giugno”.
Sulla scorta di scarsi documenti reperiti in passato in archivio, peraltro a tutt’oggi non ancora disponibili, negli anni scorsi sono state redatte due relazioni in cui si cita l’Organo di S.Maria.
La prima, per mano di Don Gino Angelico Scalzi nel 1988, traccia una sintesi storica dello strumento, mentre la seconda, a cura di Giosuè Berbenni, è una breve appendice al lavoro di ricerca svolto in occasione del restauro dell’Organo della Chiesa di San Giorgio in Lovere, dalla quale si evince che la Ditta Tonoli di Brescia, oltre alla costruzione dell’Organo allora oggetto di studio, eseguì una importante riforma anche a quello della Basilica di S. Maria nel 1889 (forse proprio da considerarsi il suo ultimo lavoro prima della morte. N.D.R.).
Dalle informazioni fornite dal documento redatto da Don Gino Scalzi, è possibile sintetizzare la storia degli organi via via susseguitisi all’interno della Basilica di S. Maria in Valvendra:
- 1684 - Data presumibile di acquisto di uno strumento con riferimento alla data di esecuzione
della cantoria e la costruzione dell’attiguo locale per la manticeria;
- 1724 – Riforma dell’Organo primitivo a cura di Giuseppe Serassi
- 1728 – Sistemazione e ampliamento Giuseppe Serassi
- 1734 – Altra sistemazione sempre a cura di Giuseppe Serassi
- Negli anni dal 1738 al 1783 rifacimento dell’Organo e manutenzioni varie eseguite da Carlo
Perolini.
- Dal 1783 al 1789 si susseguono diversi interventi ad opera di Francesco Bossi, come
testimoniato dalla scritta graffita sulla base della parasta di sinistra.
- 1889 - Realizzazione di un nuovo strumento ad opera di Giovanni Tonoli.
- 1930/40 – Intervento di riforma ad opera della ditta Manzoni di Bergamo.

Nel corso del presente intervento di manutenzione straordinaria, avendo avuto la possibilità di osservare attentamente tutte le componenti dello strumento, si è potuto con certezza attribuirlo alla mano di Giovanni Tonoli. Sue infatti sono la gran parte delle canne interne, solide, ben costruite ed omogenee per realizzazione e materiali.
Si è potuto osservare che tutte quelle di maggior mole appartenenti ai registri di 16’, 8’ e 4’ sono state sagomate utilizzando lo stesso utensile che, danneggiato in modo molto particolare, ha impresso tali difetti su tutte le lastre. A titolo esplicativo si forniscono due immagini (Foto 1) e (Foto 2). Suoi sono tutti somieri e le canne di basseria ad esclusione delle due maggiori più antiche. Lo stesso dicasi per tastiera, pedaliera, manette dei registri, componenti meccaniche varie e ferramenta.
La facciata è più antica ma allo stato attuale non è dato sapere se introdotta dal Tonoli o recuperata in loco dallo strumento precedente. Tale dubbio deriva dall’osservazione delle maggette originali collocate un tempo su due piani diversi. Una facciata a tre campate apparentemente poco si adatterebbe alla cassa in cui è collocato lo strumento, da qui il dubbio espresso.
La cassa è molto antica e proveniente dal Duomo vecchio di Brescia da cui è stata tolta attorno alla metà del ‘500, si dice, probabilmente su pressione del Romanino stesso, fortemente geloso del successo del Moretto, di poco più giovane di lui, autore delle portelle raffiguranti i Santi Faustino e Giovita, patroni della città e poste ai lati della stessa. Sempre da fonti incontrollate sembra che giunga a Lovere verso la metà del ‘600, senza peraltro che si sappia dove abbia trascorso circa un secolo, per essere collocata in corrispondenza di un altare laterale.
Trasferita nella sede attuale solo in un secondo tempo è stata più volte riadattata secondo le esigenze e le necessità dettate dai differenti strumenti ospitati al suo interno. Nel basamento dell’Organo e sui sostegni del cavallo si possono osservare molteplici elementi antichi riutilizzati come supporti o semplici sostegni. Dietro alle paraste laterali sono ancora presenti due corpose legature in legno ospitanti un tempo tre canne ciascuna presumibilmente nell’ordine di 8’.
Queste erano rivolte verso l’interno della cella. Sono sopravvissuti anche lacerti di cordino di fissaggio delle canne stesse. (Foto 3)  Tale realtà è comunque da ricollegarsi ad una delle precedenti collocazioni, non potendo in questa sede collocarsi fisicamente ed ospitare all’interno delle paraste canne di tali dimensioni a causa della ristrettezza del vano interno (cella muraria). La parte bassa dei muri laterali è stata scavata per fare spazio a destra al somiere dei Corni da Caccia (prime 12 canne) e a sinistra a quello del Principale di 16’ (prime 12 canne in ordine 8’, ritornellanti all’ottava superiore). L’intera struttura si può considerare a ragione una interessantissima fonte di studio per l’arte organaria rinascimentale. Le preziose ante, recentemente restaurate, sono state da poco ricollocate ai lati della cassa (Vedi ultima immagine della Galleria fotografica). (Torna all'inizio)

OPERAZIONI ESEGUITE (Si riportano solamente alcuni stralci tratti dalla relazione di fine lavori)
Procedendo secondo quanto specificato nel progetto iniziale l’intervento di manutenzione straordinaria ha interessato tutte le componenti racchiuse nella cella e sulla cantoria (Basso Armonico), ridando piena e completa funzionalità ad ogni elemento. A causa di quanto riscontrato alla rimozione delle canne il lavoro si è protratto assai più a lungo. Notevoli intralci si sono poi incontrati nelle fasi finali di intonazione e accordatura a causa della concomitanza dei lavori di rifacimento dell’intero impianto elettrico (allestimento di ponteggi, operazioni di muratura ecc.), lavori assai rumorosi che impediscono tali delicate operazioni. Si è dovuto pertanto operare nei pochi ritagli di tempo libero da altri lavori in chiesa, molto spesso in tarda serata o di sabato.
Di seguito verranno analizzate le operazioni svolte alle singole componenti.

Cella muraria e cassa d’Organo
La grossa lacuna sulla parete destra della cella a cui si è già accennato (foto 3) è stata da noi suturata per evitare l’impiego di personale esterno in un punto così delicato e ristretto e ad Organo montato. A tal proposito è stata utilizzato un impasto a base di calce riutilizzando alcuni grossi sassi che stavano per staccarsi e cadere sul somiere sottostante (foto 8).
Tutte le pareti della cella, iniziando dal voltino, sono state spazzolate con un accessorio collegato ad un aspirapolvere e quindi trattate con una mano di fissativo all’acqua per evitare in futuro il distacco di pulviscolo e piccoli frammenti di intonaco. Tutti i piani all’interno della cella sono stati puliti dallo spesso strato di polvere e calcinacci partendo dall’alto e arrivando fino al pavimento.

Somieri
Il lavoro più lungo e delicato ha interessato il somiere maestro.
Come detto le copiose infiltrazioni d’acqua hanno causato ingenti danni, localizzati in particolar modo nelle aree centrale e destra posteriore. Sul piano superiore del crivello, le gocce staccatesi dal soffitto, mescolandosi al cospicuo strato di polvere e detriti, hanno creato una sorta di fanghiglia che è stata letteralmente spruzzata sulle canne circostanti e nelle bocche. Permanendo poi a lungo sul piano del somiere sottostante, l’acqua è penetrata all’interno delle cellette e dei canali causando la marcescenza e poi il conseguente rinsecchimento delle pelli di tenuta delle copertine superiori, dei ventilabrini e di molti borsini. Questi ultimi, divenuti assai rigidi, impedivano un libero movimento delle punte e, scollati in modo anche esteso, perdevano molta aria. Idem per le pelli di guarnizione dei ventilabrini. Molte mollettine fortemente ossidate erano spezzate o sul punto di rompersi. Da notare che dove il somiere non era stato a contatto con le infiltrazioni d’acqua tutti questi difetti erano pressoché inesistenti e tutte le funzioni delle singole componenti risultavano più che soddisfacenti.
Dopo la rimozione dei pettini si è provveduto ad una prima pulitura a secco tramite pennello morbido ed aspirapolvere. Dove le incrostazioni erano più resistenti si è operato utilizzando batuffoli di cotone imbevuto d’alcool. Una seconda pulitura più accurata ha interessato in profondità le singole cellette all’interno delle quali si è arrivati con piccoli tubicini collegati all’aspiratore. Da queste sono state rimosse, oltre che la polvere, tutti i piccoli frammenti di calcinaccio e detriti depositatisi nel corso degli anni. Analoghe operazioni di pulizia hanno interessato anche la segreta e ogni altra componente (maestra di facciata, pettini ecc.).
La fase successiva è stata dedicata all’individuazione di tutti gli strasuoni di ventilabrino, perdite d’aria dalle listarelle di pelle scollate e dai borsini deteriorati. Molti canali sono stati aperti superiormente per intero o solamente in modo parziale, iniziando dal fondo e sollevando delicatamente le copertine dopo la rimozione delle listarelle di pelle superiori e dei piccoli chiodini in ferro, prestando la massima attenzione affinché non si rompessero.
L’elevato spessore di queste (addirittura di ben 5 mm) e l’elasticità del legno di noce con cui sono realizzate ha reso possibile tale operazione. Si è potuto così rimuovere i ventilabrini difettosi, reimpellandoli con pelle nuova e riposizionandoli con altrettante mollettine nuove, appositamente realizzate in laboratorio utilizzando filo di ottone crudo dello stesso diametro (0,5 mm). Dopo accurata pulizia dell’interno del canale la copertina è stata rimessa in posizione e fissata mediante piccoli chiodini come in origine e sigillando con sottili striscioline di pelle incollate con colla a caldo. L’utilizzo di tale colla, visti i rigori invernali in cui si è dovuto operare, con temperatura in chiesa mai superiore ai 3 C°, è stato possibile grazie all’impiego di lampade collocate perpendicolarmente sopra al somiere, grazie alle quali si è potuta raggiungere una temperatura attorno ai 10 -12 C°, minima indispensabile per poterla impiegare con una certa facilità.
Laddove non è stato possibile riposizionare i chiodini negli stessi buchi, questi sono stati suturati mediante Araldite SV 427 lavorata ad alcool.
I borsini non più in perfetta efficienza sono stati sostituiti con altri nuovi e realizzati appositamente in copia.
Complessivamente sono stati smontati ed impellati a nuovo circa 60 ventilabrini (nuove anche buona parte delle mollettine rimosse in quanto fortemente ossidate) e sostituiti oltre 80 borsini in pelle.
Dei cappucci passafilo collocati sulla tavola di fondo della segreta, anneriti ma in buono stato di conservazione, ne è stato sostituito in questa sede uno soltanto perché fessurato in più punti.
Un accurato controllo in due tempi alla fine dei lavori suddetti non ha evidenziato più alcuno strasuono di registro e alcuna perdita d’aria dai canali, sia superiormente che inferiormente. Tutto il vento che viene immesso all’abbassarsi dei ventilabri va ora ad alimentare le canne, a gran vantaggio dell’intonazione e della stabilità del suono. Rimontaggio di pettini e relative guide.
Non è stato rilevato alcuno strasuono di tasto e non si evidenziano significativi attacchi di tarli. (Torna all'inizio)

CANNE DI METALLO (Si riportano solamente alcuni stralci tratti dalla relazione di fine lavori)
Le canne di metallo, con esclusione di quelle di facciata, sono state trasferite un po’ per volta in laboratorio per le operazioni di pulitura e di restauro. Nel corso degli anni hanno subito ripetute deformazioni in particolare nella parte sommitale, con squarci anche molto estesi alternati a schiacciamenti riparatori.
Le geometrie delle bocche erano in pessimo stato, con deformazioni anche tali da renderle del tutto mute. Moltissime poi erano state forate al piede nel tentativo di rimediare agli strasuoni di registro menzionati. Della Trigesima VI mancavano tutte le canne della sezione soprani ad esclusione del Do 25, Re 27, Mi 29, e Sol# 33, comunque rese mute tramite schiacciamenti profondi del labbro superiore. Queste sono state rimpiazzate con altre nuove realizzate a modello delle originali.
Per poter effettuare in modo corretto le operazioni finali di accordatura si è resa necessaria la messa in forma generalizzata della parte sommitale di tutte le canne. Quelle accordate a riccio sono state ricomposte in modo ordinato mentre tutti gli squarci più o meno estesi sono stati suturati mediante sottili saldature. Le geometrie delle canne danneggiate sono state ripristinate correttamente prendendo a modello quelle ritenute attendibili e verificatesi funzionali ad una corretta ed omogenea emissione del suono. Tutti i fori praticati al piede sono stati richiusi.
Altri dubbi riguardo ad una precedente collocazione di questo strumento o all’utilizzo da parte del Tonoli di materiale di sua fattura ma proveniente da altra realtà scaturiscono dall’osservazione delle canne maggiori poste sul fondo del somiere e appartenenti al registro Principale 16’ (dal Do3). Queste, come del resto già riscontrato all’Organo della Cattedrale di Brescia opera dello stesso autore, recentemente oggetto di lavori di ripristino da parte della nostra Ditta, erano fissate alla parete di fondo tramite chiodi in ferro. Questo espediente aveva anche lo scopo di non farle afflosciare sotto il loro notevole peso.
Nel nostro caso però, le canne in oggetto risultano assai scostate da qualsiasi elemento verticale, parete o canne di legno. I fori devono quindi essere stati effettuati nell’ambito di una realtà diversa dall’attuale. Ribadisco nuovamente l’assoluta omogeneità di tutto il materiale fonico tonoliano.
Prima di essere riportati in chiesa i registri sono stati oggetto di studio, censimento e di rilievi metrici (vedi scheda). (Torna all'inizio)

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